Il rapporto con la famiglia - concausa del ritiro.

Tra le cause del ritiro sociale volontario troviamo il rapporto tra questi ragazzi e la famiglia. Molto spesso, nella esperienza accumulata in questi anni di frequentazione di famiglie accomunate da questa esperienza, abbiamo notato alcuni elementi ricorrenti.

Questi ragazzi sono persone con sensibilità particolarmente sviluppate, con una profonda repulsione verso le ingiustizie di ogni genere, anche sociali e una intelligenza frequentemente sopra la media. Le loro famiglie molto spesso sono famiglie normative, con una discreta base culturale ed economica. In seno a queste famiglie i buoni risultati scolastici dei figli sono attesi e dati per scontati, perché è ciò che ci si aspetta da ragazzi intelligenti.

Spesso sono famiglie in cui i ruoli genitoriali sono sbilanciati: madri molto/troppo presenti, padri molto/troppo assenti. I papà di questa epoca stanno ancora cercando quale sia esattamente il modo migliore per rivestire il ruolo. Hanno sperimentato nella maggior parte dei casi la figura paterna autoritaria e distante emotivamente, modello che oggi non può più funzionare, ma non hanno ancora scoperto come sostituirla.

Raggiunta una certa soglia della crescita di un bambino, questa assenza diventa problematica. Problema ancora più sentito se intorno non ci sono figure capaci di sostituirsi in qualche modo a quella paterna. infatti spesso si tratta di famiglie poco connesse con altri parenti o in cui la vicinanza non porta comunque relazioni amorevoli e costruttive. Sia che siano lontane fisicamente, sia che lo siano come forma mentale e affettiva, questa distanza rende impossibile la funzione per sostenere la crescita come esseri umani dei ragazzi. La mancanza di sostegno e di radici genera in loro una forma di fragilità che emerge soprattutto nel momento del passaggio tra infanzia e adolescenza. Quando iniziano da un lato gli sconvolgimenti fisici e ormonali legati alla crescita (il bambino non sa più chi è, non si riconosce più nel suo corpo e nemmeno nella irrequietezza che lo anima) e dall’altro c’è il passaggio verso la vita da adulto, con le maggiori responsabilità che comporta.

La scuola non “accudisce” quanto in passato, se si era stati fortunati…, e le aspettative di tutti si fanno più accese. I genitori sono consapevoli del passaggio critico legato alla scuola, da cui derivano, secondo il sentire comune, le prospettive di futura affermazione nella vita e nella società. Perciò focalizzano tutta la loro attenzione sul rendimento scolastico del figlio/a.

Tutto questo nel nostro mondo è particolarmente vero per i maschi, che infatti rappresentano una forte maggioranza tra i ritirati sociali volontari.

Molte volte questi ragazzi hanno un passato di eccellenza scolastica e sportiva o musicale e hanno così abituato i genitori a standard molto elevati. Tanto da finire per essere identificati con quegli standard e quando, per qualunque motivo, se ne scostano, il genitore focalizza più l’attenzione sul divario nel rendimento che sulle possibili cause scatenanti.

Il ragazzo percepisce la delusione e può sentirsi non compreso nelle sue difficoltà, provando rabbia verso i genitori per la loro insensibilità nei suoi confronti, oppure può iniziare a maturare un senso di inadeguatezza e di vergogna per non essere capace di soddisfare le aspettative della famiglia nei suoi confronti.

In ogni caso, inizia un processo di chiusura: verso la famiglia, la scuola, il mondo intero, che viene percepito come ostile e troppo richiedente per le proprie capacità di sopportazione.

Iniziano i giorni in cui andare a scuola diventa più difficile (ritardi sempre più frequenti, malesseri di ogni genere, assenze) e si sceglie di abbandonare anche ogni attività extra scolastica. Fino a smettere di frequentare persino gli amici più cari.

Questi sono i segnali premonitori inequivocabili di una propensione al ritiro sociale volontario. Vediamo quindi come la famiglia svolga un ruolo fondamentale nella generazione della situazione di reclusione e nel suo possibile evitamento.

Nella nostra esperienza, abbiamo capito quanto la capacità dei genitori di cambiare lo sguardo sui figli e il passaggio da controllori/giudici ad accompagnatori/educatori sia fondamentale per evitare che ciò accada.

Di Angela Berti.

Ringrazio Fabio Scalzotto, Luciano Melisi, Marina Mercuriali, Antonella Rogai e tutti i soci fondatori di AMA HIKIKOMORI APS per l’aiuto nella compilazione del post.